Cresciuto a Roma, dove le temperature scendono raramente sotto i dieci gradi – figuriamoci sottozero – Omar Di Felice è un ultracyclist con una passione insolita: ama percorrere lunghe distanze in condizioni artiche. La sua carriera ciclistica inizia nel modo tradizionale possibile: gare, cronometro e tabelle di allenamento. Ma Omar si rende presto conto di preferire l’esplorazione alla gara, il pedalare per puro piacere alla competizione.

Così, seguendo l’amore per la sfida con se stesso e la propensione a percorrere lunghissime distanze, Omar decide di dare una svolta alla sua vita. Oggi è un ultracyclist professionista con un debole per la neve. Famose sono le sue spedizioni attraverso la Norvegia, l’Islanda e da ultimo la Mongolia – ovviamente in inverno!
Gli abbiamo fatto qualche domanda per scoprire qualcosa di più della sua vita e delle sue esperienze – su e giù dalla bici.

Come ti definisci?

Ultracyclist, amante dell’artico e appassionato di avventure estreme./p>

Qual è la cosa più strana che hai mangiato durante un viaggio in bici?

Quando si parte all’avventura in condizioni estreme, bisogna essere pronti a mangiare le cose più strane. Credo che l’esperienza più folle sia stata bere vodka durante la mia ultima spedizione nel deserto del Gobi in Mongolia.

Qual è l’indumento più strano che ti è mai capitato di indossare per far fronte a condizioni meteo avverse?/p>

Durante il mio primo Tour du Mont Blanc nel 2013 (una gara di 330 km non-stop) ho raccolto un sacco della spazzatura dal ciglio della strada. Le condizioni meteo erano terribili e stavo congelando. Così ho deciso di indossarlo, anche se di certo non era l’ideale.

Cosa ti spinge a uscire ed esplorare?

Di sicuro la passione per la bicicletta, l’amore per la natura e la voglia di mettermi alla prova, soprattutto in condizioni estreme. Credo che l’ultracycling stimoli la crescita personale, sia fisica sia mentale.

Freni a disco: sì o no?

Sì! I freni a disco sono la scelta migliore quando pedali per tanti km al giorno, su qualsiasi superficie e con ogni condizione meteo.

Raccontaci della tua impresa più epica.

Mi sento fortunato, ma ho lavorato duramente per trasformare la mia passione in un lavoro. Ora ho la possibilità di organizzare le mie avventure estreme come voglio, scegliendo i posti più belli in tutto il mondo. È impossibile dire quale sia stata l’avventura più epica. Ognuna mi ha lasciato ricordi indelebili nella mente: affrontare i 7.000 km non-stop della TransAmerica, pedalare in una bufera invernale durante un viaggio in bikepacking in Islanda, attraversare il circolo polare artico in Canada, Alaska e Lapponia. Conservo ricordi indimenticabili di ognuna delle mie avventure e gare di ultracycling.

Quali piani hai per il resto della stagione?

Come per tutti, il Covid-19 sta condizionando i miei piani. Riprendere a viaggiare non sarà facile, soprattutto oltre i confini nazionali. Sono molto felice di essere comunque riuscito a completare la mia avventura in Mongolia attraversando il deserto del Gobi. Avendo la fortuna di vivere in uno dei Paesi più belli al mondo, prenderò in considerazione di fare qualcosa in Italia. Abbiamo il mare, le montagne e le città d’arte: non sarà difficile trovare nuove sfide e nuovi posti da esplorare.

Qual è l’accessorio più insolito nel tuo kit attrezzi?

Dovendo percorrere lunghe distanze in solitaria porto con me solo lo stretto necessario. Durante le mie ultime avventure ho però iniziato a utilizzare un drone per scatti e riprese aeree.

Che cosa ha rivoluzionato le tue avventure in bici?

Da quando utilizzo il “sistema bikepacking” la mia vita è cambiata. Posso fare più avventure in solitaria in sella alla mia bici da corsa o gravel e portarmi dietro tutto ciò che mi serve.

Perché consiglieresti komoot?

Esistono diverse piattaforme che ti consentono di scaricare i dati relativi alle tue uscite in bici e di analizzare le tue performance. Per chi desidera scoprire percorsi nuovi ogni giorno – a prescindere da quanto siano lontani da casa – e per chi viaggia pedalando, credo che komoot sia davvero rivoluzionario. Ovunque mi trovo, posso infatti pianificare un percorso utilizzando il telefono e scaricare la traccia sul mio dispositivo GPS Garmin. Penso sia il miglior sistema di pianificazione esistente: si può prendere ispirazione dai percorsi di altri utenti, scoprire gli Highlight locali e controllare il tipo di superficie e di terreno che ti attende.
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